Skip to content

La Formazione Esperienziale per le aziende

Nel mondo di oggi, nel quale tutte le possibili nozioni sono a portata di smartphone, nel quale le nuove tecnologie e il carico cognitivo a cui siamo sottoposti quotidianamente spesso minano la capacità di mantenere a lungo l’attenzione, possiamo affermare che la formazione “tradizionale” è sempre meno utilizzata.

 

I metodi di formazione e insegnamento tradizionali, quali l’insegnamento attraverso lezioni frontali, in cui chi impara è seduto su una sedia ad ascoltare passivamente un insegnante, non sono più attuali e non riescono a soddisfare le esigenze di chi deve apprendere delle nuove competenze.

Oggi chi deve apprendere si aspetta coinvolgimento, creatività, partecipazione attiva e immedesimazione nei concetti di cui si tratta. La formazione esperienziale è uno degli strumenti che meglio risponde a questi criteri e più si adatta alle necessità di partecipazione ed efficacia oggi richieste, trasformando il soggetto passivo che impara in un soggetto attivo che sperimenta, elabora, apprende e condivide. In questo modo l’insegnamento si arricchisce di un valore aggiunto che è l’esperienza vissuta, che viene poi compresa, analizzata, elaborata sotto la guida di un esperto che aiuta a dare un senso e un significato alle emozioni e dinamiche di gruppo sperimentate.

Questo approccio formativo può essere utile per accompagnare lo sviluppo di qualsiasi tipo di competenza, tecnica o trasversale che sia, ma risulta indispensabile quando l’obiettivo è quello di sviluppare le soft skills. Competenze quali la consapevolezza situazionale, il problem-solving, la gestione dello stress, la comunicazione assertiva e la capacità di lavorare in gruppo (team-working), l’esercizio della leadership sono tutte abilità fondamentali per le organizzazioni. Inoltre, questo tipo di formazione, in cui il soggetto vive delle situazioni e delle emozioni, pone particolare importanza al perché è importante imparare, e non solo sul cosa imparare, lasciando uno spazio alla creazione di consapevolezza a sua volta necessaria per plasmare una cultura dello sviluppo individuale e organizzativo.

Una delle principali basi teoriche su cui poggia la formazione esperienziale è la teoria dell’apprendimento esperienziale (ELT: Experiential Learning Theory), sviluppata da David Kolb. Il modello di Kolb definisce l’apprendimento esperienziale con un andamento ciclico, o meglio a spirale (di crescita continua), in quanto l’apprendimento può iniziare da uno qualsiasi dei quattro punti.

In ogni caso, esso spesso parte da un soggetto che fa una determinata azione, vive un’esperienza concreta [1] e osserva l’effetto che ha provocato in quella particolare situazione [2]. L’osservazione degli effetti del proprio comportamento consente di sviluppare l’abilità di creare connessioni fra l’azione e gli effetti in quelle particolare condizioni, in modo da comprendere i principi generali sottostanti al rapporto causale [3]. Quando i principi generali sono stati compresi, l’ultimo step è la loro applicazione, all’interno di nuove azioni e circostanze [4]. A questo punto il ciclo ricomincia, da una nuova esperienza nascono delle riflessioni sulle esperienze passate, vengono ri-concettualizzati i principi generali e verranno nuovamente sperimentati in nuove situazioni.

La formazione esperienziale quindi consente di sperimentare situazioni quotidiane all’interno di contesti diversi, esterni all’azienda, in modo da rivalutare eventi che regolarmente accadono in azienda, (ad esempio criticità comunicative, non conformità, problematiche organizzative etc.), e di osservarli, in modo da poter creare nuove riflessioni che generano nuovi paradigmi applicabili alle situazioni quotidiane.

 

A cura di Francesco Menegalli